Menu
  • Servizi
  • Sezioni
    • Ictus
      • Interviste Etnografiche
    • Afasia post-ictus
      • Reazioni Catastrofiche
      • Interventi
        • Terapia della Afasia
        • Percorsi Educativi per la Famiglia
        • Conversazione Supportata con Persone con Afasia
        • Teatro, creatività e Riabilitazione
    • Afasia Progressiva Primaria
    • Demenza
      • Demenza Fronto-Temporale
        • Assistere una persona con Demenza Frontotemporale
      • Logopedia nella Demenza
      • Igiene Personale
      • Vocalizzazioni Distruttive
      • Disfagia e Demenza
      • Covid19 e Demenza
    • Covid19
      • Info
        • Per Persone colpite da ictus
        • Per Persone con Afasia
        • Info accessibili a persone con Afasia
        • Audio informativo sulla situazione Covid-19
        • Per Persone Non Udenti
        • Quali i problemi dei pazienti dopo il Covid19? Parla una collega dagli USA
        • I rischi legati al Covid nella valutazione della disfagia
  • Risorse
    • Manuale del Familiare
      • Ictus: cosa è accaduto?
      • Ictus: fase acuta
      • Ictus: verso la Riabilitazione
      • Ictus: tornare a casa
      • Ictus: una scelta difficile
    • Guide Afasia
    • Corsi
    • Webinar
    • Strumenti
      • Linee Guida per l’Igiene Vocale
      • Linee Guida per l’Igiene Vocale
      • Tabella Comunicativa per Pazienti in Terapia Intensiva
      • Tips per comunicare con Mascherina Chirurgica
      • Targhetta Afasia
      • Targhetta Udito
    • Interviste
    • Podcast
    • Video
  • Articoli
  • Contatti
  • Studio Privato
Menu

Lavoro dopo un ictus? Non per tutti

Posted on 17 Novembre 201825 Ottobre 2019 by wp_114087

Cosa accade della capacità lavorativa dopo un ictus?

Difficile generalizzare, ogni ictus ha conseguenze diverse come si può immaginare. ma sul  sito  Healthdesk troviamo dati recenti emersi nel corso del Convegno  “Ictus: fattori di rischio, prevenzione e riabilitazione”,  organizzato dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS e da INAIL a Roma.  Le problematiche che causano maggiori difficoltà di reinserimento sono le disabilità cognitive, i deficit di attenzione,  l’afasia, e la depressione.

Stesse conclusioni si traggono da uno studio inglese pubblicato sul BMJ secondo il quale “le persone reduci da un ictus, quando rientrano sul posto di lavoro, hanno maggiori probabilità di affrontare disabilità non obiettivabili, come affaticamento, problemi della memoria e della concentrazione”.

Ma chi sono quelli che ritornano a lavorare?

Secondo le ultime rilevazioni “I professionisti con un livello di scolarizzazione più alto e un’attività lavorativa più intellettuale hanno una probabilità tre volte più alta di tornare al lavoro dopo essere stati colpiti da un ictus cerebrale rispetto a persone che svolgono professioni manuali. Complessivamente, riesce tornare al lavoro,  circa il 70 per cento degli umani sotto i 65 anni contro il 48 per cento delle donne”.

Dunque più uomini che donne e più accoppiati che single (questi ultimi rappresentano la maggior percentuale di abbandoni).

Una spiegazione la propongono studiose dell ‘Università Ca’ Foscari di Venezia. Il loro studio riguarda il tema del rientro al lavoro di pazienti guariti da gravi patologie, come ictus e cancro, e loro comportamento in base al sesso.

La ricerca, oltre a fornire  informazioni molto particolari (pare appunto che i single rischino, più di altri, di uscire dal mercato del lavoro), rivela che il primo episodio di infarto, ictus o cancro finisce col raddoppiare il rischio che un ultracinquantenne non lavori più. Ma pare che i comportamenti di chi riprende a lavorare, differiscano in base al genere. 

Gli uomini una volta tornati al lavoro tendono a lavorare più ore, mentre le donne – se in condizioni di farlo – preferiscono  avere più tempo libero dal lavoro,  percependo un accorciamento della propria speranza di vita. Secondo Francesca Zantomio, “sono proprio le donne più istruite a ridurre maggiormente lo sforzo lavorativo, nonostante siano colpite da peggioramenti di salute meno gravi. In questo caso potrebbe rivelarsi inappropriato insistere per un completo reinserimento lavorativo. Chi non ha un partner sul quale contare per un aiuto pratico, ad esempio nella cura personale o domestica, o nel trasporto al lavoro, mostra particolari difficoltà e rimane attivo, anche se, proprio in assenza di altre entrate familiari, rischia di subirne pesanti ricadute”.

Cosa si nasconda dietro questa ennesima disparità, al di là della visione romantica  (e ingenua) per cui le donne “apprezzerebbero” più degli uomini il valore della vita al di la del lavoro,  meriterebbe maggiori approfondimenti.

Si tratta di una questione riguardante la condizione femminile nel mondo del lavoro al di là delle situazioni di malattia ma anche in quest’ambito non si scherza con le differenze di trattamento che, nello specifico, possono diventare causa di incuria e negligenza.

Si può entrare nel merito di quanto l’ictus colpisca con modalità peculiari, per ragioni sociali e culturali, le donne, sfogliando il documento ” Lives disrupted: The impact of stroke on women“, prodotto dalla Heart and Stroke Foundation canadese, molto attiva nel tentativo di colmate il gap in medicina tra pazienti uomini e donne.

It’s #TimeToSeeRed

Share this...
Share on facebook
Facebook
Share on whatsapp
Whatsapp
Share on linkedin
Linkedin
Share on twitter
Twitter
Share on email
Email
Share on print
Print
'

1 thought on “Lavoro dopo un ictus? Non per tutti”

  1. Roberto Dilena ha detto:
    3 Maggio 2022 alle 13:25

    Salve

    Mi chiamo Roberto Dilena ho 57 anni di età e ho avuto un ictus nel 2011 anche se sono “almeno” normale cerco lavoro

    Saluti

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salute Mentale e Afasia
  • Linee Guida per l’Igiene Vocale
  • Salute Mentale e Afasia: il ruolo del@ Logopedista
  • Approccio Narrativo. Il ruolo della narrazione nella esperienza della Afasia
  • Evidence Based Practice e Medicina Narrativa: un approccio multidimensionale al concetto di “evidenza” nella Terapia della Afasia
  • Come (non) essere un buon paziente

Seguici

Disclaimer:
Questo sito include notizie pubblicate da tutto il mondo. Cerchi di Cura non supporta necessariamente, le opinioni dei media citati. Inoltre, le informazioni contenute in questo sito non devono essere usate per automedicazione e in nessun caso si sostituiscono al parere di un professionista. I gestori del sito non si assumono responsabilità per danni di qualsiasi natura, che l’utente, attingendo le informazioni da questo sito, potrebbe causare a se stesso a o terzi, derivanti da uso improprio delle informazioni riportate in questo sito, o da imprecisioni relativi al loro contenuto, o da qualsiasi azione che l’utente del sito possa intraprendere autonomamente e disgiuntamente dalle indicazioni del proprio medico curante o professionista sanitario.

Disclaimer di genere:
L'uso di generi o titoli maschili o femminili nel presente sito deve essere interpretato in modo da includere tutti i generi e non come una limitazione. Le parole che denotano un genere specifico sono da applicare allo stesso modo a tuttə, indipendentemente dal genere.

Legal

Privacy Policy Cookie Policy
Termini e Condizioni
Privacy Policy
Cookie Policy
© Cerchi di Cura - Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa senza autorizzazione degli editori.