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Covid19 e Demenza

Informazioni sul CORONAVIRUS
per Familiari di Persone con Demenza

source: Alzheimer’s Association

 La Demenza non aumenta il rischio di COVID-19, proprio come la demenza non aumenta il rischio di influenza.

Tuttavia, alcuni comportamenti correlati alla demenza, l’età spesso avanzata e le comuni problematiche di salute che spesso si accompagnano alla demenza, possono aumentare il rischio.

Ad esempio, le persone con malattia di Alzheimer e tutte le altre forme di demenza possono dimenticare di lavarsi le mani o adottare le altre precauzioni raccomandate per prevenire la malattia [approfondisci i nostri consigli sull’igiene personale in questa pagina]

(NdA: Per tirarci su segnaliamo che secondo la CNN l’uomo più anziano a riprendersi dal nuovo Coronavirus in Cina è stato un uomo con Alzheimer di 100 anni ! )


Suggerimenti per chi si prende cura della demenza a casa

I caregiver delle persone che vivono con l’Alzheimer e tutte le altre forme di demenza devono seguire le linee guida del Ministero della Salute che qui ti riassumiamo brevemente rimandando al link per i dettagli:

  • Per le persone che soffrono di demenza, una maggiore confusione è spesso il primo sintomo di qualsiasi malattia si stia sviluppando. Se una persona affetta da demenza mostra una rapida confusione, contattare il proprio medico per un consiglio.
  • Le persone che vivono con la demenza possono aver bisogno di promemoria e / o supporto extra e/o scritti per ricordare importanti pratiche igieniche da un giorno all’altro.
    • Considera di posizionare degli avvisi scritti in bagno e altrove per ricordare alle persone affette da demenza di lavarsi le mani con sapone per 20 secondi.
    • Assicurati che il lavaggio delle mani sia accurato.
    • Il disinfettante per le mani a base di alcool con almeno il 70% di alcol può essere una rapida alternativa al lavaggio delle mani se la persona affetta da demenza non può raggiungere facilmente il lavandino o lavarsi facilmente le mani.
  • Chiedi al tuo farmacista o medico di fornirti i farmaci per il periodo più lungo possibile
  • Pensa in anticipo e fai piani alternativi per la persona affetta da demenza nel caso in cui l’asilo nido per gli adulti, la tregua, ecc. Vengano modificati o cancellati in risposta a COVID-19.
  • Pensa al futuro e fai piani alternativi per la gestione delle cure se il caregiver primario dovesse ammalarsi.

Suggerimenti per i Familiari di Persone in Casa di Riposo

Verificare la procedura adottata dalla Struttura per la gestione del rischio COVID-19. Assicurati di avere le tue informazioni di contatto di emergenza e le informazioni di un altro familiare o amico come backup.

  • Non visitare il tuo familiare se hai segni o sintomi di malattia.
  • A seconda della situazione nella propria area locale, le strutture possono limitare o non consentire i visitatori. Questo serve a proteggere i residenti, ma può essere difficile se non riesci a vedere il tuo familiare.
  • Se la visita non è consentita, chiedi alla struttura come puoi contattare il tuo familiare. Le opzioni includono telefonate, chat video o persino e-mail per il check-in.
  • Se il tuo familiare non è in grado di effettuare chiamate o chat video, chiedi alla struttura come puoi rimanere in contatto con il personale della struttura per ottenere aggiornamenti.

Cura la tua salute

Presta attenzione ai sintomi simil-influenzali o respiratori e nel caso segnalali al tuo medico.

Segui le raccomandazioni correnti in merito al COVID-19.

I consigli per mantenere in salute te e i tuoi cari includono:

  • Evitare contatti ravvicinati con chiunque non solo con persone malate – distanziamento sociale.
  • Evitare di toccare gli occhi, il naso e la bocca.
  • Restare a casa, lavorare da casa se si può
  • Coprire la tosse o starnutisci con un fazzoletto, quindi gettare il fazzoletto nella spazzatura.
  • Pulire disinfettare oggetti e superfici frequentemente toccati utilizzando un normale spray per la pulizia domestica o un panno.
  • Lavare spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi, soprattutto dopo essere andato in bagno; prima di mangiare; e dopo aver soffiato il naso, tossendo o starnutendo. Se il sapone e l’acqua non sono prontamente disponibili, utilizzare un disinfettante per le mani a base di alcool con almeno il 60% di alcol.
  • Lavarsi sempre le mani con acqua e sapone se le mani sono visibilmente sporche.

© 2015 Google – Opzioni di estensione – Google Traduttore

are la differenza in riferimento ai benefici derivanti dall’intensità dell’intervento riabilitativo, oltre a quelli appena elencati voglio aggiungerne altri due, che invito il famigliare a considerare come elementi chiave all’interno del percorso di recupero perché entrambi sono in grado di fare la differenza. Il primo di questi è il grado di partecipazione attiva del paziente all’interno del percorso di recupero, semplicemente perché in assenza di un suo coinvolgimento partecipe e motivato, i benefici dell’intervento riabilitativo, per quanto esso sia intenso, sono incontestabilmente inferiori. Ma attenzione, perché non meno importante del coinvolgimento attivo del paziente – e qui ecco il secondo aspetto da prendere in considerazione -, è la qualità della relazione terapeutica che si stabilisce tra paziente e fisioterapista.

Ma vediamo ora cosa succede quando il paziente viene dimesso dal centro di riabilitazione e torna a casa. Qui sarà senz’altro importante proseguire la riabilitazione stabilendo un programma tagliato su misura per lui. Mi riferisco non soltanto alla prosecuzione del percorso riabilitativo attraverso sedute di fisioterapia, ma anche all’acquisizione progressiva di fiducia del paziente nel suo ruolo di partecipante attivo e consapevole del proprio percorso di recupero. Il paziente dovrà per esempio diventare consapevole del fatto che non ha bisogno della presenza del fisioterapista ogni volta che si impegna in attività motorie. Compatibilmente invece con la riacquisizione di competenze motorie – e confrontandosi con il fisioterapista tutte le volte che ne sente la necessità -, è importante che il paziente inizi a svolgere in autonomia le attività di tutti i giorni, come per esempio quelle che hanno a che fare con la cura della persona (vestirsi e spogliarsi, lavarsi, radersi/ truccarsi) . In questa fase è molto importante sapere che un buon programma quotidiano, concordato con il fisioterapista, sarà focalizzato su obiettivi funzionali e significativi per il paziente. Un programma con queste caratteristiche, infatti, costituisce una motivazione eccellente che contribuisce ad empowerizzare il paziente e i suoi familiari.

Vi sono pazienti in cui la motivazione è sin da subito molto alta, mentre in altri prevalgono atteggiamenti depressivi e rinunciatari che impattano inevitabilmente sul recupero. In entrambi i casi è comunque importante considerare che il percorso riabilitativo è un processo e, in quanto tale, non è statico ma dinamico. Questo significa che, al suo interno, la partecipazione attiva del paziente e la qualità della relazione terapeutica con il fisioterapista, ne costituiscono gli ingredienti di base, rappresentando tra loro strettamente correlati, perché in grado di influenzarsi a vicenda, ed entrambi fondamentali perché capaci di fare la differenza in riferimento ai risultati.

In alcuni pazienti inoltre è presente una vulnerabilità emotiva che il familiare deve essere preparato a gestire dando risposte emozionali adeguate, non solo per il benessere del paziente ma anche per il proprio. Ecco perché in molti casi dovrebbe essere consigliato un sostegno qualificato al familiare, aspetto questo purtroppo molto spesso ignorato, sottovalutando così la ricaduta positiva che esso avrebbe, non solo sul benessere del paziente ma anche su quello del care giver, peraltro entrambi fondamentali all’interno del percorso di recupero. Non dimentichiamo inoltre che fattori di stress emotivo possono determinare anche disturbi viscerali che, a loro volta, contribuiscono ad aumentare lo stato di malessere generalizzato del paziente, malessere che tra l’altro in alcuni casi egli non riesce a comunicare, amplificandone così il disagio e la frustrazione.

A questo punto, ancora una volta, voglio sottolineare l’importanza cruciale della partecipazione attiva del paziente nel percorso di recupero. Perché sappiamo che quando il paziente sente di ricoprire un ruolo attivo all’interno dell’esperienza che sta vivendo, il tono dell’umore migliora proporzionalmente e la motivazione aumenta di pari passo, innescando così un circolo virtuoso e prezioso in grado di contribuire al miglioramento del suo benessere e, quindi, al raggiungimento degli obiettivi di recupero.

E’ bene chiarire che, quando si parla di centralità del paziente e dei suoi bisogni, ci si riferisce al suo coinvolgimento attivo nella definizione del percorso di cura e dei suoi obiettivi. Qui le aree di possibile problematicità hanno a che fare con aspetti solo in apparenza diversi tra loro perché, in realtà, impattano tutti sulla qualità della vita. E allora, siccome credo sia opportuno che il famigliare sappia quali sono queste aree di possibile problematicità, ecco che tra le più frequenti e importanti in riferimento al loro impatto sul percorso di recupero troviamo quella del riadattamento e reinserimento sociale, quella della mobilità e dei trasferimenti, quella dell’autonomia nella cura della persona, le competenze comunicativo-relazionali , le competenze cognitivo-comportamentali, le funzioni motorie, le funzioni vitali di base e la stabilità internistica.

Sperando di aver fatto un po’ di chiarezza rispetto a questioni ancora controverse, per concludere e tirare le fila di quanto detto, abbiamo imparato che l’intensità dell’intervento riabilitativo è uno dei fattori chiave nel percorso di recupero, all’interno del quale dobbiamo però considerare anche il coinvolgimento e la motivazione del paziente, insieme alla qualità della relazione terapeutica che si stabilisce tra paziente e fisioterapista

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