In una delle RSA in cui lavoro, vive una coppia di anziani coniugi non autosufficienti, sposati da piu’ di 60 anni, che dormono in camere diverse ma passano la giornata insieme e mangiano nel loro tavolo dedicato, tenendosi spesso per mano, in silenzio. La prima volta che li ho conosciuti, mentre visitavo la moglie, ascoltavo il marito che parlava del loro rapporto così lungo, mentre lei gli accarezzava il viso con la mano. Io avevo gli occhi lucidi, non tanto per la tenerezza che esprimevano quanto per la consapevolezze che la stessa cosa sarebbe stata difficilmente immaginabile se la coppia fosse stata di persone dello stesso sesso. Eppure di uomini e donne che stanno insieme da una vita ce ne sono…ma nella mia lunga esperienza professionale non ho mai incontrato nessuno che con la stesso orgoglio mi dicesse…sa…stiamo insieme da tanti anni…non abbiamo mai litigato…nessuno cui potessi chiedere – come si fa sempre – “allora mi dica, quale è il segreto per resistere?”
Nella giornata internazionale contro l’Omofobia, mi scappa una riflessione sulle copie omosessuali che invecchiano. C’e’ un interessante articolo, ovviamente sempre in inglese, sul blog del New York Times che racconta le difficoltà di una coppia di uomini sessantenni americani che stanno insieme da una ventina d’anni e ora si pongono interrogativi su come vivranno la loro vecchiaia quando le difficoltà si presenteranno a limitare la loro autonomia. I nipoti sono lontani e ovviamente loro vorrebbero passare gli ultimi anni insieme, come la coppia dei genovesi cui facevo riferimento prima. Ma sanno che la cosa non è semplice, nel Sud dove uno di loro è originario pare sia improbabile che vengano accettati un una casa di riposo come coppia sposata (sebbne lo siano a tutti gli effetti poicheè si sono sposati nel breve periodo in cuii matrimoni omosessuali sono stati legali in California) e strutture curate da organizzazioni cattoliche certamente li rifiuterebbero.
In questo articolo di Paula Span dal titolo emblematico “Gray, Gay and…worried” (Grigi, Gay e…Preoccupati) leggiamo che un certo numero di ricercatori hanno scoperto che anziani gay e lesbiche a volte nascondono il loro orientamento sessuale quando entrano in case di cura o strutture di residenza assistita, effettivamente isolandosi ulteriormente in uno dei passaggi più vulnerabili della vita. E’ un problema nuovo per gli Stati Uniti che stanno pensando come affrontarlo, loro, che in parte degli Stati confederati hanno già fatto grandi passi rispetto al riconoscimento dei diritti civili delle coppie omosessuali. Loro.
E dal sito Lacasadiriposo.it apprendo che in un sobborgo di Madrid aprirà la prima casa di riposo per Gay e Lesbiche grazie all’impegno di Federico Armenteros e della sua Associazione, la XXVI de Diciembre, che da anni si batte per i diritti LGTB. Il terreno è stato messo a disposizione dal comune socialista di Rivas-Vaciamadrid, una città dormitorio alla periferia della capitale spagnola (Agenzia di Stampa TM News).
E le persone transgender?
E chiunque non sia eterosessuale qui da noi?
Qui da noi non mi risultano esperienze simili, nei corridoi sento ogni tanto battutine sull’ “amico” di quel paziente…qualche risatina..niente di più.
Ma voglio pensare di non avere un quadro preciso, che mi manchi una fetta di conoscenze, rispetto a realtà che ci sono ma forse mi sono inaccessibili per ragoni geografiche.
La fetta del mondo civile, per intenderci.
Quando i problemi si amplificano per (s)ragioni assurde
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