“Tra due giorni mio marito esce dall’Ospedale. Tutti mi dicono che sono matta a portarlo a casa. Che non ce la farò, che devo portarlo in un Istituto. Ma io voglio provare. Non posso pensare di non fare neanche il tentativo e poi io lo so, lui ci tiene a tornare, quando mi guarda lo capisco che è quello che vuole chiedermi, fammi tornare a casa, anche se non puo’ dirmelo perché ha problemi di linguaggio”
Le chiamano “dimissioni protette” (interventi finalizzati a favorire, con una proposta assistenziale personalizzata, il rientro a domicilio delle persone, dimesse da un reparto di degenza, che si trovano in condizioni di fragilità permanente o temporanea). In sintesi dovrebbero essere quelle dimissioni alle quale le famiglie e il paziente vengono preparati gradatamente, e accompagnati lungo percorsi di consapevolezza e addestramento con veri e propri processi di educazione terapeutica e supporto nella scelta e prescrizione di tutti gli ausili necessari. Quanto raramente accade? Quante volte si limitano ad un dialogo sulla porta, con la moglie spaventata che chiede cosa deve fare per preparare la casa e il medico le dice “ah guardi…il letto e la carrozzina insieme la ASL non li autorizzxa, dunque deve dirmi cosa volete ma faccia in fretta che devo mandare la richiesta…”.
E il problema dei farmaci? Dei cambi notturni? Dell’idratazione? Delle diete per disfagici? Dei problemi rispetto alla struttura della casa e il rischio di caduta?
E una volta a casa, come si trova un nuovo assetto? Una nuova qualità di vita? Quali saranno gli obiettivi di tutti? Cosa stiamo ri-negoziando?
Ne parliamo Sabato 16 Novembre in una discussione aperta che verrà poi messa a disposizione in streaming sul tema “Tornare a casa”
Parteciperanno Professioniste della Relazione d’aiuto e familiari.
Chiunque sia interessato al tema, persone con afasia, familiari e operatori può inviare domande o portare esperienze, inviando un semplice messaggio mail o tramite facebook.
Open Talk: Tornare a casa dopo un ictus, 11.11.2013
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