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Dubbi domenicali

Posted on 3 Giugno 2012 by wp_114087

Sono una Logopedista. In una visione romantica, aiuto le persone che hanno perso il linguaggio, a recuperare le parole…una meccanica del linguaggio che aggiusta cose molto belle. Perché certo, le parole sono meravigliose, ma  il linguaggio è soprattutto uno strumento di potere, anzi è il potere stesso nell’atto di essere esercitato. Nel mio lavoro il linguaggio è potere come pratica quotidiana non solo perchè  spesso sono l’unica nella stanza che puo’ parlare agilmente ma anche perche’ come operatrice della riabilitazione, sono io a definire quale è la performance ideale che quella certa persona deve avere, siamo noi esperti a creare i test per misurare la performance  e siamo sempre noi a definire la performance “incompetenza”, per poi proporre un intervento normalizzatore che dovrebbe produrre persone piu’ normali possibili. Ho mille dubbi su questo compito impossibile, come faccio a sapere cosa significhi vivere senza la disponibilità delle parole,  cosa posso intravedere della vita e della rete di contatti di una persona, da un ambulatorio? Ho dubbi anche sull’esistenza di ricette.
L’Afasia non è qualcosa che ci pone su un altro piano, in un altro mondo rispetto agli altri. Ma nella nostra società dell’ableism, devi essere performante, devi essere all’altezza,  soprattutto devi sembrare ortodosso rispetto alla comunità di cui fai parte. Se perdi il linguaggio, o se hai un tuo linguaggio differente da quello della maggior parte delle persone, sei tagliato fuori. Ma il linguaggio, diceva Antonino Pennisi, non è solo uno strumento, le parole non significano cose, significano esperienze, non c’è una parola con un significato unico, ognuno si costruisce le parole con il significato con cui le ha vissute, le etichette sono solo dei cartelli. E soprattutto il linguaggio non è dato una volta per tutte, ma coincide con l’esistenza, io sono il mio linguaggio ….io non penso che le persone siano la somma delle loro “funzioni cognitive”, non penso sia inevitabile sentirsi prima fragili e poi francamente marginali. Non penso che l’Afasia sia un problema insuperabile, incompatibile con una Vita di Qualità. Penso però che sia molto difficile, nel nostra paese, trovare un supporto e un orientamento davvero efficace. Perchè l’Italia è ancora il paese in cui la Disabilità è una “tragedia personale”, l’afasia un problema del singolo, qualcosa da estirpare, ridimensionare, quasi fosse un organo o un tumore.

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