In questo episodio di Camera Cafè, Paolo Bitta non riesce a capire il significato della parola “afasico”. Ma anche chi tenta di spiegarglielo, mi sembra annaspi abbastanza…chissà come è venuta in mente questa gag, agli autori. Immagino che per loro risultasse una parola sufficientemente complessa e inusuale da consentire il balletto di equivoci. Purtroppo è ancora così, nonostante si ritiene che in Italia ci siano circa 200,000 persone che ne soffrono.
Come puntualizza Chris Code, c’è una relazione tra la consapevolezza a livello di una comunità rispetto ad una determinata condizione, e i fondi di ricerca e i servizi che a tale condizione sono destinati.
Roberta J. Elman ed altri avevano condotto una ricerca internazionale, pubblicata ormai dieci anni fa, dalla quale si evinceva l’enorme difficoltà a diffondere conoscenze rispetto all’afasia. Praticamente una minima parte di persone conosceva la parola e ancor meno disponeva di qualche informazione sulla natura del problema (ed erano praticamente quasi tutti professionisti della salute o parenti direttamente coinvolti dalla problematica).
In tutto il mondo si conducono ricerca per stabilire come e dove ridurre queste sacche di ignoranza. Trovo itneressante il dato secondo cui il maggior elemento di diffusione di conoscenza sulla afasia sono i media.
Il web ci salverà dall’anonimato?
Camera Cafè
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