Un articolo del Washington Post, pubblicato ieri, ci dice che siamo in una fase di transizione verso un mondo in cui la Disabilità sarà predominante rispetto alla morte prematura. Ciò significa che si vive di più ma non in buone condizioni di salute. Per ogni anno atteso di aspettativa di vita in più a partire dal 1990, si considerano potenzialmente 9 mesi e mezzo di buona salute. Il resto del tempo ha un’alta probabilità di essere vissuto in condizioni di dolore, immobilità, incapacità mentale o necessità di supporto medico (tipo dialisi). E per chi ha superato i 50, c’è un’ ulteriore riduzione…per ogni anno aggiunto di aspettativa di vita, i mesi vissuti in potenziale salute sono sette.
Questo fenomeno per cui si incrementano le problematiche di salute si chiama “espansione della morbilità” e sarà una sfida enorme per gli operatori del mondo della cura, nei prossimi secoli.
Non si potrà sfuggire oltre dalle nostre responsabilità, dovremo imparare a guardare le cose ad occhi aperti, strutturando dentro di noi le risorse necessarie per affrontare realtà e consapevolezze che vorremmo evitare per salvaguardare la nostra idea di un “futuro in cui le cose si risolvono per il meglio”, dovremo imparare a lasciar spazio a consapevolezze dolorose prima di tutto dentro di noi per poter essere d’aiuto a chi, su queste consapevolezze, dovrà costruire un’idea di vita possibile.
In concreto, di fronte ad un paziente con una compromissione talmente severa da impedire il riemergere delle parole, tanto desiderato da tutti noi, dobbiamo imparare ad ascoltare e valorizzare quel che rimane comunque e sempre sotto alle parole. A volte pero’ ci sono risposte che non abbiamo la forza di ascoltare e perciò evitiamo di porre le domande.
Dall’altra parte ci deve essere qualcuno che ascolti, altrimenti è solitudine ghiaccia
Ascoltare non è prestare l’orecchio, è farsi condurre dalla parola dell’altro lato, là dove la parola conduce. Se poi invece della parola, c’è il silenzio dell’altro, allora ci si fa guidare da quel silenzio. Nel luogo indicato da quel silenzio, è dato reperire per chi ha uno sguardo forte e osa guardare in faccia il dolore, la verità avvertite dal nostro cuore e sepolta dalle nostre parole (U. Galimberti)
Ascoltare bene è quasi rispondere (P. Marivaux)
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