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Simona Garbarino

Simona Garbarino, Pedagogista, attrice perfezionata all’Università Cattolica di Milano in Educazione alla Teatralità, si occupa di “Teatro-Educazione” in ambito scolastico e socio-sanitario. Da quindici anni lavora promuovendo progetti teatrali rivolti a persone con disabilità, operatori socio-sanitari, insegnanti e studenti universitari. Simona è Responsabile, insieme a Mirco Bonomi  e Anna Solaro della Direzione organizzazione pedagogico-artistica del Corso biennale di formazione per Operatore Pedagogico Teatrale, organizzato a Genova dal Teatro dell’Ortica in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione. Il corso si propone di fornire ad educatori e operatori socio-sanitari, competenze e conoscenze riguardanti l’applicazione educativo del teatro in ambito sociale, culturale e riabilitativo. Da queste poche notizie bibiografiche intuiamo l’impegno di Simona in un continuo percorso di approfondimento sulla creatività e la crescita personale attraverso la teatralità. La sua specializzazione in Pedagogia Teaterale la rende inoltre l’interlocutore ideale per chi voglia scoprire le possibili applicazioni del teatro alla Terapia della afasia.

Insieme a Simona abbiamo cercato di capire meglio a quale accezione di “riabilitazione” ci stiamo riferendo quando diciamo di applicare le metodologie teatrali al percorso di sviluppo di un essere umano o meglio a che modello mentale facciamo riferimento rispetto al concetto di persona con “disabilità”. Una persona da “aggiustare”? “da far star bene?”, da “trasformare”?. E ancora è stato naturale, nell’arco della discussione rilevare come – a differenza degli operatori dell’area psichiatrica, psicologica e sociale, sollecitati a viversi spesso come agenti di cambiamento – agli operatori della riabilitazione “neuromotoria” difficilmente vengono richieste competenze trasversali nell’area della riabilitazione psico-sociale, il che rende difficile a questi ultimi farsi promotori di cambiamenti sostanziali nella vita dei loro pazienti. In questo senso il Corso Pedagoico rappresenta un ottimo esempio di come la Teatralità possa aiutare gli operatori ad accrescere la propria competenza, per trovare nuovi input nel confronto continuo con il desiderio e il limite della loro professione. Per tutti noi dunque esistono consapevolezze da assumere e percorsi teatrali che facilitano la loro acquisizione …

Intervista condotta da A. Tinti

Approccio educativo attraverso la teatralità
…per capire il senso di questo percorso dobbiamo pensare ad una sorta di viaggio, capace di mettere l’essere umano al centro della ricerca. Il Teatro diventa lo strumento attraverso il quale scoprirsi e reinventarsi. La centratura è la domanda che ognuno di noi si pone “chi sono? Chi potrei essere?”

 Una chiave per la ricostruzione dell’identità travolta dalla Afasia
Una disciplina per sperimentarsi al di là delle proprie capacità. Un vero percorso mentale all’interno del quale è possibile accorgersi di avere potenzialità infinite. Il Teatro consente di ritrovare e al contempo potenzia la nostra capacità espressiva perché dispiega nuove risorse …

Superare i limiti della Terapia
Occorre rivedere l’impostazione che tende a rendere anche l’esperienza del Teatro, sotto la luce fredda, apparentemente razionale e illusoriamente oggettivante della Terapia…il Teatro nasce dall’esigenza umana di “rappresentare”, di dare un a forma quasi sacrale a se stessi e al mondo che ci circonda. Il resto è accessorio e a volte artificiale. In questo senso si spiega l’analogia tra pedagogia e Teatro, entrambe le discipline concepiscono l’essere umano all’interno di un   cambiamento, una mutazione, una esplorazione che altro non è se non “educazione”. Così come la Narrazione, si tratta sempre di modalità per ricostruirsi e ricollocarsi nel tempo, al di la’ di qualsiasi vincolo; una   possibilità permanente di crescita e sviluppo, senza vincoli di età anzi fino alla fine della nostra esistenza. Dunque preferiamo parlare di Laboratorio piuttosto che di Terapia…
 

Distanze colmabili?  Il mondo della Medicina è distante ma non troppo. Ci sono diversi operatori sanitari che agiscono secondo un approccio olistico, che combattono contro gli antichi retaggi dell’interventismo, che si sforzano di non oggettivare la persona, che ammettono di avere cognizioni parziali… 


Agenti di cambiamento
Non esiste condizione umana priva di potenzialità. Non sarebbe vita. Anche persone in condizioni gravissime, che tali appaiono ai nostri fallibili strumenti percettivi, se gli si offre l’occasione di sperimentare, compiono movimenti a noi magari impercettibili ma comunque indice di un cambiamento in atto, rilevabile solo da un atteggiamento che   rifugge la cultura della prestazionalità, della velocità e della “produttività” ad ogni costo …occorre abbandonare la presunzione che tanto ci caratterizza e abituarci alla pratica dell’ascolto e delle attese.   Abbasso l’interventismo. Abbasso il bombardamento di stimoli. Abbasso lo scarso rispetto dei tempi altrui. Abbasso le ingenue valutazioni “obiettive” e anti-ecologiche

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