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Paesaggi perduti

Posted on 26 Novembre 20196 Dicembre 2019 by wp_114087

Uno degli aspetti più duri del prendersi cura di una persona che soffre, è sentirsi sopraffatti dalla preoccupazione e dalla frustrazione, che minacciano di cancellare il paesaggio personale delle nostre esistenze.

Nella cronicità dobbiamo adattare le nostre vite alla malattia, addossarci un carico pesante, triste, continuo, logorante e a lungo termine. Ansia, isolamento e emozioni soffocate. Viene a mancare la spontaneità. E vediamo vanificati tutti i nostri progetti. Che fare? 

Leggere la Szymborska, ad esempio

Un appunto

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;

essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;

distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;

stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.

Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;

e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla
nel vento;

e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Traduzione di Pietro Marchesani

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