Testi Podcast
Serie “Educati alla Cura“
SUGGERIMENTI PER AIUTARE IL PAZIENTE CON ICTUS NELLA
PASSAGGIO POSTURALE DA SEDUTO A IN PIEDI
di Giuliana Caccavale
Imparare ad alzarsi coincide con l’acquisizione di una competenza fondamentale e viene vissuto dal paziente con un livello molto alto di coinvolgimento , in altre parole la motivazione è di solito molto alta. E’ spesso vissuta dal paziente come una conquista perché coincide con il ritorno ad una dimensione di indipendenza. Se così non fosse, aiutate il paziente a coglierne l’importanza in riferimento al percorso di riacquisizione dell’autonomia.
Questo passaggio posturale dovrà essere fatto senza sforzi inutili, né da parte del paziente né da parte di chi lo sta aiutando. Se eseguito correttamente, il paziente impara fin da subito a spostare il peso del suo corpo in avanti su entrambi i piedi, portando così un po’ del peso del suo corpo anche sulla gamba colpita.
Prima di entrare nello specifico dei suggerimenti pratici, ti invito a metterti seduto, possibilmente su una sedia/letto/poltrona/divano che sia sufficientemente sostenuto, e che abbia un’altezza da terra tale da permetterti di toccare facilmente il pavimento con tutta la pianta dei piedi, così da avere l’articolazione dell’anca e del ginocchio a circa 90 gradi. Ora alzati come fai normalmente e poi torna seduto. Alzati di nuovo prestando attenzione ai movimenti che il tuo corpo sceglie di fare, sono piccoli aggiustamenti che precedono l’alzarsi e che interessano soprattutto la posizione dei piedi sul pavimento (si spostano un po’ indietro), la posizione del tronco e della testa (si spostano un po’ in avanti) e la posizione delle braccia che, in qualche modo, contribuiscono all’alzata. Ora siediti di nuovo e, nel farlo, porta di nuovo attenzione ai movimenti del tuo corpo: ci saranno piccoli aggiustamenti di verifica della distanza dei piedi e delle gambe dalla sedia/letto..(non troppo lontani per non rischierei di cadere, ma neanche troppo vicini, perché non saresti più libero di fare quei piccoli movimento di aggiustamento), le ginocchia si piegano un po’ (per abbassare il sedere), le anche si piegano (per spostare il sedere indietro centrandolo sulla seduta) e, contemporaneamente, il tronco e la testa si spostano in avanti. Se l’altezza della seduta è adeguata alla tua altezza, non avrai fatto troppa fatica né grandi sforzi. Prova ora ad alzarti da una seduta più bassa, in questo caso le anche e le ginocchia formano angoli inferiori a 90 gradi: alzarti diventa più facile o più difficile rispetto a prima? Alzarsi diventa progressivamente più difficile via via che l’altezza della sedia diminuisce, lo sforzo richiesto aumenta e di molto, così come, probabilmente, la paura di ricadere all’indietro o, al contrario, di darsi troppo slancio e perdere l’equilibrio in avanti.
Prova ora a sederti su una seduta più alta, in questo caso la pianta dei piedi non appoggerà bene sul pavimento dove arriverai solo con le punte o, addirittura, non lo toccherà neppure. Se la seduta è alta ma non troppo, scivolando in avanti sul bacino porterai le cosce un po’ fuori dalla seduta fino a toccare saldamente il pavimento con tutta la pianta dei piedi. Ora alzati e nota se la difficoltà è aumentata o diminuita rispetto a prima. Un po’ più facile vero?
Bene, a questo punto ecco che il primo dei suggerimenti lo abbiamo già visto: è importante che l’altezza della seduta sia adeguata all’altezza del paziente. Abbiamo appena imparato, infatti, che nella posizione seduta le anche e le ginocchia devono essere piegate a circa 90 gradi: se la seduta è troppo bassa l’angolo è più stretto e questo sarà un segnale per noi che ci dirà che quella sedia/poltrona/divano non va bene perché non è dell’altezza giusta. Se al contrario la seduta è troppo alta, la pianta dei piedi non appoggia bene sul pavimento e ovviamente l’angolo formato dalle anche e quello formato dalle ginocchia sarà molto superiore a 90 gradi. Abbiamo però visto che se la seduta è appena un po’ più alta, da consentire cioè al paziente con qualche aggiustamento (cioè spostarsi un po’ verso il bordo della seduta) di appoggiare bene i piedi in terra, il compito di alzarsi diventa un po’ più facile e richiede meno sforzo.
E allora, cominciamo da qui: la persona con ictus sta imparando ad alzarsi da seduta a in piedi? Ha ancora delle difficoltà, si sente insicura, ha paura di cadere, non sposta sufficientemente in avanti il tronco? Inizia allora ad aiutarlo proponendogli di esercitarsi alzandosi da una seduta appena un po’ più alta, questo renderà il compito più facile. Tu mettiti in piedi di fronte a lui oppure seduto molto vicino dal lato colpito. Nel prestare assistenza in questo passaggio posturale, la scelta di mettersi davanti o di lato dipende da vari fattori, uno di questi è capire quale delle due posizioni fa sentire più sicuro il paziente. Ricordati che la paura di cadere condiziona sempre negativamente la riuscita del compito motorio.
Se la scelta è di mettersi in piedi di fronte, posizionati piuttosto vicino e abbassati un po’ sulle ginocchia cercando una posizione in cui tu ti senta stabile e sicuro; a questo punto cingi le spalle del paziente e posiziona le tue mani all’altezza delle sue scapole, così da “afferrarle” bene; il paziente non ti deve abbracciare! Con le tue ginocchia cerca di stabilizzare (ma non bloccare) il ginocchio dell’arto colpito del paziente, posizionandone una alla sua destra e l’altra alla sua sinistra. Stabilizzare non vuol dire bloccare, il paziente dovrà cioè poter stendere il suo ginocchio mentre si alza, ma al contempo le tue ginocchia gli daranno la percezione di stabilità e quindi la sicurezza necessaria per mettersi in piedi portando il peso anche sulla gamba malata.
Non scoraggiarti, dopo poche volte ti sentirai sicuro via via sempre più e la sequenza ti sembrerà molto semplice. Ora porta pazienza e attenzione.
A questo punto, vediamo a cosa devi prestare attenzione. Semplicemente è opportuno che tu conosca quali sono in genere le difficoltà della persona colpita da ictus quando tenta di alzarsi: conoscerle ti aiuterà ad aiutarlo, ti metterà in una posizione di vantaggio perché saprai cosa aspettarti e, quindi, come facilitare al meglio il riapprendimento del movimento funzionale, cioè del movimento corretto, quello che non richiede grandi sforzi né dispendio energetico esagerato.
Ecco allora le difficoltà più frequenti per il paziente nell’esecuzione di questo passaggio posturale: se non viene istruito correttamente, tenderà ad utilizzare uno schema di movimento non funzionale (quindi molto dispendioso dal punto di vista energetico sia nervoso che muscolare) che, per esempio in caso di spasticità, non gli permette di piegare l’arto inferiore come dovrebbe all’anca e al ginocchio, impedendogli così di portare il peso del suo corpo sufficientemente in avanti. In altre parole non piega le anche, il tronco invece di spostarsi in diagonale in avanti, resta dritto o addirittura spinge indietro (il paziente ha paura di cadere!!) e il ginocchio si estende invece di piegarsi.
A questo punto fai un piccolo passo indietro all’esercizio che ti ho proposto all’inizio: ripassati le sequenze corrette così come le hai sperimentate direttamente tu stesso con il tuo corpo. Questo ti permetterà di dare suggerimenti utili e preziosi al paziente. E a proposito di suggerimenti, ecco gli ultimi due che ti do, uno più tecnico, l’altro un po’ meno. Primo suggerimento: durante il passaggio posturale, sia quello da seduto a in piedi sia quello da in piedi a seduto, lo sguardo del paziente non deve essere rivolto al pavimento ma verso l’alto. Così facendo tutta la sequenza sarà svolta in maniera più corretta e sicura. Secondo suggerimento: ricordati di non mettere mai fretta al paziente, non trasmettergli ansia, ha bisogno di tempo per riapprendere sequenze di movimento che a noi possono sembrare banali ma che per lui non lo sono affatto.
Infine, sempre a proposito di suggerimenti, ricordati che i migliori che puoi dare al paziente che sta re-imparando a muoversi, sono soprattutto quelli che gli fanno sentire il movimento. Ciò significa che parlare, cioè spigare con le parole serve solo fino a un certo punto, molto più utile (o perlomeno altrettanto utile) sarà accompagnarlo durante l’esecuzione del movimento, facendogli appunto sentire col corpo, cioè sperimentare direttamente l’esperienza di muoversi in maniera corretta. Il corpo ha una sua intelligenza e una sua memoria.
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]