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dai rimbrotti al coro

Posted on 6 Ottobre 2013 by wp_114087

Salone di una RSA. Giovedi mattina, colazioni finite.
Al primo piano, da mezz’ora, la Signora canterina intona a squarciagola una canzone vivace e ritmata.
La sua dirimpettaia di carrozzina comincia ad irritarsi e la sgrida. A ruota un altro signore inveisce contro di lei a parolacce e la canterina si interrompe giusto il tempo di dire “Lei è proprio un gran maleducato, che brutto linguaggio che usa…sente che brutte parole?” e ricomincia subito con ancora più foga (in fondo li aveva anche avvisati “Più fate così piu’ forte canterò”). Le altre persone stanno in silenzio, come un coro greco perplesso. Qualcuno non parla perchè è in uno dei mille mondi possibili dove tutto questo non sta avvenendo, qualcuno vorrebbe intervenire ma è troppo debole o non ricorda più dove sono le parole.
Tu sei nella stanza vicino, che compili cartelle cliniche e quando passi credi di essere la deus ex machina che risolverà tutto con il suo ingenuo “Bene, allora cantiamo tutti insieme!”.
Ovviamente ti mandano tutti al diavolo, per prima la signora canterina che ti urla addosso con molta più aggressività di quella che aveva mostrato verso i suoi compagni di salone “No, non voglio cantare con nessuno. Voglio cantare da sola. HA CAPITO BENE?” e tu arretri umilmente conscia di essere un’idiota piena di sè, convinta – solo perchè indossi un camice e stai in piedi con (relativa) agilità – di poterti inserire in una seppur conflittuale comunità e determinarne il corso quando in realtà non ne fai parte se non parzialmente e per tempi brevi.
Dopo tre ore passi dal giardino e piano piano ti  avvicini a un gruppetto di persone, tra le quali la Signora canterina e scherzando le dici “Oggi me ne ha dette di tutti i colori vero?”. Lei non ricorda nè chi sei nè cosa è successo ore prima. “Volevo cantare insieme  ma lei non ne aveva voglia e mi ha mandato al diavolo“. “Addirittura al diavolo non credo, comunque sì…cantiamo insieme, se proprio vuole“.
E dopo un pò di inni, di ballate e di canzoncine sceme, ci ha regalato l’Ave Maria di Shubert mentre i parenti in arrivo per il pranzo si fermavano stupiti ad ascoltare
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